seminari
drammaturgie migratorie
Workshop di teatro condotto da Raúl Iaiza
Propongo delle esplorazioni su tutti i campi legati al training dell'attore, “a seme gettato”, alla ricerca del rapporto potenziale tra eseritazioni e drammaturgia.
Propongo di lasciare spunti, ispirazioni e traccianti aperti.
Agire i dubbi, agire l'inquietudine. Cercare la proprie chiavi, individuare le porte, intravedere orizzonti.
Questo posso fare oggi con chi incontro per pochi giorni: spalancare le finestre.
Voce-Corpo: canto d’attore, pratiche vocali, prosodia applicata
Corpo-Voce: plastica, ritmica e acrobatica d’attore
Corpo libero-Corpo in relazione: oggetti colleghi, costumi, scarpe
Spazio libero-Spazio in relazione: dinamiche con/senza oggetti di scena
Immaginario, composizione e interferenze nell’allenamento
Nel tempo credo aver individuato due grandi territori del “training”: quello della formazione, nel rapporto con le tecniche elementari; e quello del disorientamento in cerca di maturità, nel rapporto col tempo.
S'intrecciano questioni di grammatica dell'azione e della scena, percorsi fisiologici e aspetti generazionali. Poiché, al di là della formazione di base e al di là dei linguaggi scenici che hanno un rapporto diretto tra esercizio e messa in scena, il “training” è anche una moda, spesso persino un simulacro. Il Training porta con sé questa doppia valenza di veleno e antidoto, probabilmente da sempre.
Direi che nella nostra epoca “post-Maestri” questa doppia valenza si è accentuata.
Nel concreto: il pericolo del generico e dell'inerzia è connaturato al training, l'equivoco è dappertutto. Già solo per il fatto stesso che gli stessi esercizi viaggiano tra corpi giovani o corpi adulti, tra lavoro su di sé e messa in scena, il tutto convive con la confusione. A volte questo è positivo, paradossalmente. A volte no.
Insomma, guardare in faccia la confusione: perché sto facendo questo? A cosa serve questo?
SABATO 18 e DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
l'urgenza del gesto
La battuta detta bene, declamata o recitata a memoria spesso non restituisce forza alle parole contenute nel testo teatrale. Perché?
A volte pensiamo che le battute debbano avere un suono corretto dimenticandoci, invece, di quello che le parole devono far succedere in quell’istante, ovvero che devono, prima di tutto, creare una relazione intima tra due esseri umani.
E ancora, sulla scena ci dimentichiamo di noi, delle nostre mani, delle nostre gambe, del centro, dell’energia, del nostro respiro, della nostra vita sensoriale e del compagno di scena.
Per questo, e per allenarci alla vita in scena e a tutti gli accadimenti che essa comporta, durante il seminario si partirà dal training, momento fondamentale per l’attore che entra così in contatto con i suoi strumenti espressivi, al fine di sperimentare un percorso di lavoro che parta dalla relazione con lo spazio, con il compagno e con gli impulsi. Tutto questo attraverso l’improvvisazione e nel cercare la battuta solo ed esclusivamente come frutto di un’urgenza fisica ed emotiva e non di una forma giusta e corretta.
PIETRO DE PASCALIS
Attore e formatore storico della Compagnia teatrale Quelli di Grock. Allievo di Claudio Orlandini.
Da anni porta avanti un processo di ricerca che affonda le radici nel processo organico dell’attore, un lavoro che spazia dalla maschera, nelle sue più svariate declinazioni caratteristiche, al realismo scenico.
Frequenta la Scuola di Teatro della Compagnia Quelli di Grock, ottenendo la borsa di studio per l’ultimo anno accademico e negli anni successivi seminari di approfondimento con varie personalità del panorama teatrale italiano da Claudio Marconi a Danio Manfredini, da Emma Dante a Luca Micheletti. Ha collaborato per molti anni con Andrea Narsi della compagnia degli Incamminati di Franco Branciaroli.
È stato socio fondatore e produttore della Compagnia Facchetti De Pascalis insieme a Gianfelice Facchetti che aveva nel suo Dna la drammaturgia contemporanea; inoltre è socio fondatore di Manifatture Teatrali Milanesi Teatro Litta - Quelli di Grock Associati.
SABATO 22 e DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020