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Piangere guardando un film
messinscena aps
Pubblicato da Alice Iz in emozioni · 15 Dicembre 2019
Se piangere guardando un film è un’atto che vi imbarazza, sappiate che dovreste invece andarne fieri. Ci sono persone che piangono facilmente guardando un film,  altre che si vergognano di mostrare le loro emozioni. Soprattutto gli  uomini, perché pensano che le lacrime facciano a pezzi la propria  virilità, un’assurdità sessista senza alcun fondamento.
La verità è che piangere guardando un film, non è un segno di debolezza, al contrario, indica che la persona è psicologicamente più forte. Piangere non è motivo di vergogna.
È un segno di umanità che indica un’emozione che può essere  tristezza, felicità, rabbia, nostalgia e soprattutto, sintomo di  empatia.
E le persone così tendono ad essere socialmente più degne. Piangiamo guardando un film, perché siamo empatici.
Quando i personaggi di un film sono ben  rappresentati, siamo portati ad entrare nella loro pelle, a vedere la  realtà attraverso i loro occhi. Tutti, a vari livelli, cercano  l’identificazione nel cinema.
Ecco perchè piangere guardando un film ti rende più forte
Gli studi condotti utilizzando la neuroimaging funzionale,  hanno rivelato che il nostro cervello si collega al personaggio con il  quale ci identifichiamo, in quanto attiviamo le stesse aree del cervello  relative a ciò che il personaggio sta facendo, le stesse aree che sta  usando per eseguire le attività come camminare, saltare o battere le  mani, ad esempio.
Questa funzione ci consente inoltre, di capire la nostra situazione e  il nostro punto di vista, oltre a sperimentare gli stessi stati  emotivi.
Ovviamente, l’empatia è strettamente legata al modo in cui il nostro  cervello è strutturato, specialmente con i neuroni specchio, che sono i  principali responsabili del mettersi nei panni degli altri.
Quando guardiamo un film con un alto contenuto  emotivo, il nostro cervello rilascia anche ossitocina, un potente  neurotrasmettitore che ci aiuta a connetterci con gli altri e ci  permette di essere più comprensivi, amorevoli, affidabili e  disinteressati.
Uno studio svolto presso la Claremont Graduate School, lo ha chiarito molto chiaramente.
In questo esperimento, gli psicologi hanno chiesto ai partecipanti di guardare un video dell’ospedale dei bambini di St. Jude.
La metà delle persone ha visto un sequenza del video che mostrava un genitore parlare del cancro terminale del suo bambino.
L’altra metà ha visto una sequenza in cui il bambino e il padre  visitavano lo zoo e non veniva fatta alcuna menzione della malattia.
Come previsto, la scena in cui il padre parlava del cancro di suo  figlio, ha generato una risposta emotiva più intensa: i partecipanti  hanno mostrato un aumento del 47% dei livelli di ossitocina nel sangue.
In seguito, dopo aver guardato il video, ogni partecipante ha dovuto  prendere una serie di decisioni relative al denaro e ad altre persone.
I risultati hanno mostrato che coloro che avevano guardato il video  con i contenuti più emotivi, si sono dimostrati più generosi con gli  estranei, più propensi a donare soldi in beneficenza e a sentirsi felici  nel farlo.
L’empatia è una delle strade che portano alla resilienza.
Quando siamo in grado di capire gli altri, il nostro universo emotivo si espande.
In un certo senso, vivere queste esperienze attraverso gli altri, ci  aiuta a diventare più forti emotivamente e ci prepara ad attraversare  momenti simili.
L’incapacità di prendere il posto degli altri, è uno svantaggio  sociale, mentre la sensibilità emotiva, la capacità di comprendere gli  altri e di provare le loro emozioni, permettendoci di espandere il  nostro orizzonte emotivo, rivela che siamo persone più forti.
Piangere inoltre, migliora l’umore.
Se avete bisogno di più motivi per non reprimere il pianto durante un film, ecco un altro studio. Questa volta sviluppato dagli psicologi dell’Università di Tilburg, dove si è notato che i film tristi, possono effettivamente migliorare il nostro umore, ma solo dopo un bel pianto.

Testo originariamente pubblicato su Rincón de la Psicología , tradotto e liberamente adattato dalla rivista Bem Mais Mulher.



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